Cattivi cambi e buona stampa

2 Luglio 2012 di Andrea Ferrari

Si fa fatica a ricordare una finale d’un Mondiale o d’un Europeo decisa così presto e con una delle due squadre così superiore, neanche la finale di Coppa America dell’anno scorso vinta dall’Uruguay contro il Paraguay ha avuto la stessa parvenza di disfatta di quel che s’è visto a Kiev. Fosse finita 6-0 non ci sarebbe stato alcunché da ridire, lo stesso italianissimo dibattito sul tema ‘Avrebbero dovuto fermarsi, per rispetto’ la dice lunga sulle differenze fra le squadre. Allo stesso modo è difficile trovare un’altra finale in cui un c.t. abbia inciso così in negativo come Prandelli: dallo schierare un Chiellini in condizioni così precarie che al suo cospetto Fabregas pareva Messi e fatto giocare per la cialtronissima “esperienza in campo internazionale” a cambi incomprensibili che son toccati a Cassano e Montolivo, tra i pochi a dare segni di vita sino a quel momento e non per esempio ad un invisibile Marchisio, di gran lunga il peggiore in campo.

Velo pietoso anche sulla scelta mediatica (tutti lo invocavano) di Di Natale, bravo soprattutto nel mostrare che i 4 spagnoli dietro sanno fare il fuorigioco un po’ meglio delle arcigne retroguardie del Cesena o del Siena (il numero di suoi gol nelle ultime stagioni son un buon termometro del declino della Serie A) e soprattutto sulla “perla” della serata: l’ingresso di Thiago Motta sullo 0-2, giustificabile col senno di poi solo col fatto che si voleva evitare che lo scarto diventasse tennistico, una scelta ai limiti dell’assurdo che gli dei del calcio han però voluto punire con lo stiramento del centrocampista del PSG che ha lasciato gli azzurri per quasi mezzora con un uomo in meno. Non che credessimo che l’aver giocato alla pari nella sfida del girone eliminatorio ci rendesse favoriti, il gap di qualità c’è eccome ed in un confronto giocatore contro  giocatore degli undici iniziali gli unici azzurri che riteniamo più forti dei corrispondenti spagnoli sono solo Pirlo e Balotelli, forse De Rossi.

Insomma, Prandelli ha inciso in negativo ma non è che avesse tante possibilità di incidere in positivo.Tuttavia, dopo una partita del genere, altri c.t. senza la buona stampa di Prandelli, ottimo incantatore di serpenti con codici etici e l’immancabile “progetto”, sarebbero stati fatti a pezzi e non avrebbero preso il 6,5 del Corsera o il 5 di una Gazzetta che ponziopilatescamente ha dato lo stesso voto a tutti. A proposito di voti, dopo Italia-Germania, vinta meritatamente ma dopo una partita tirata (e con la Germania spesso padrona del campo), su molti giornali italiani la media degli azzurri era vicina all’8 e quella dei tedeschi al 4. Dopo Italia-Spagna i giocatori di Del Bosque sono sul 7 abbondante e gli azzurri fra il 5 e il 6. I sempre minori acquirenti dei quotidiani si chiedono perché.

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