Parigi non è stata fatta in un giorno

19 Giugno 2012 di Indiscreto

Nell’albo d’oro della Champions League si trova una delle più grandi anomalie del calcio europeo. Se cercate nell’elenco dei Campioni d’Europa dal 1956 a oggi squadre espressioni delle principali capitali europee, resterete delusi. Non c’è Roma, non c’è Berlino, ma nemmeno Mosca, Bruxelles o Vienna. E se non fosse stato per gli errori dal dischetto di Robben, Olic e Schweinsteiger lo scorso 19 maggio, la lista avrebbe continuato a includere anche Londra. Soprattutto, una lista che continua a comprendere anche Parigi. Simon Kuper e Stefan Szymanski nel loro “Calcionomica” hanno cercato di dare una spiegazione sociologica, quasi antropologica, alla fatica che le grandi capitali democratiche europee impiegano per emergere nel grande calcio. L’aggettivo “democratiche” non è casuale, perché le uniche capitali ad aver trionfato, prima del 2012, nel massimo torneo europeo per club (Madrid, Lisbona, Bucarest; Amsterdam lo è solo formalmente, perché la capitale de facto è L’Aja) lo hanno fatto mentre concentravano il potere politico e le risorse di regimi dittatoriali; e solo il Real Madrid è riuscito ad affrancarsi da questa considerazione. Parlando di Parigi, Kuper sottolinea come “per giocare a calcio i ragazzi devono spingersi fino al Bois de Boulogne o sui minuscoli spiazzi d’erba davanti a Les Invalides, dove i tiri riusciti vanno a spegnersi in mezzo al traffico. (…) A Parigi il calcio conta ancora meno che a Londra, e uno può vivere tutta la vita senza nemmeno sapere che esista. E’ davvero improbabile che il Paris SG, il cui stadio non è nemmeno dentro la cerchia del Boulevard-Périphérique, diventi un fondamentale motivo d’orgoglio per i parigini”.

Insomma, Parigi è una città dalle opportunità così grande e molteplici, che può tranquillamente fare a meno del calcio. O quantomeno: il calcio può permettersi di occupare un ruolo non centrale nella vita della città. “Parigi è la Capitale di Francia in ogni senso: rispetto all’Italia, da noi è tutto molto più centralizzato verso il potere centrale – concorda in parte Benoit Cauet, centrocampista del Paris SG nella stagione 1996/97, poi a lungo in Italia con Inter, Torino e Como – Essere calciatore a Parigi è il massimo, perché vivi in pieno una delle città più attraenti del mondo; ma nello stesso tempo hai meno pressioni, perché il calcio è solo uno dei tanti spettacoli, delle tante attrazioni che offre la città. Io ho giocato anche a Marsiglia e posso assicurare che c’è una differenza abissale tra le due città, perché al Sud il calcio è una vera ragione di vita. A Parigi è visto invece come uno spettacolo, a volte magari brillante, ma come tante altre attrazioni della città”.

Dire però che Parigi non sia una città di calcio è profondamente sbagliato. La tradizione calcistica della capitale francese è testimoniata sin dai tempi eroici, se è vero che i primi cinque titoli nazionali vennero spartiti tra lo Standard AC (4) e il Club Français (1), e prima dello scoppio del conflitto mondiale 1914-18 anche Gallia Club Paris e Racing Club France avevano fatto in tempo a portare il titolo Nazionale sotto la Torre Eiffel. L’avvento del professionismo negli anni’30 portò un po’ di ordine in un settore in precedenza caratterizzato da frequenti divisioni e scismi dalla Lega di riferimento, portando alla creazione del campionato di prima divisione che oggi conosciamo come Ligue 1. Tutto questo però non comportò l’ascesa di Parigi ai vertici del calcio esagonale, anzi: dal secondo dopoguerra in poi, per almeno 25 anni la capitale venne rappresentata dal Red Star, in declino dopo le cinque Coppe di Francia vinte tra il 1921 e il 1942, e dal Racing Club Paris, che pur senza mai vincere il titolo trovò a sua volta le sue soddisfazioni nella Coppa Nazionale, riuscendo a portare al Parco dei Principi una media di 20mila spettatori, eccellente per la Parigi snob degli anni’50. Fino a quando non venne creata a tavolino una squadra di riferimento per la Ville Lumiére. Il Paris FC (che successivamente si riprese il titolo sportivo, e che tuttora milita nella terza serie francese) si fuse con lo Stade Saint-Germain, dando vita al Paris Saint-Germain.

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