L’Emilia canta bene

26 Giugno 2012 di Alvaro Delmo

Non siamo degli amanti dei concertoni poiché in genere parte del pubblico gradisce più il rumore che l’ascolto, con una certa noia e insofferenza verso ciò che non piace. Ecco perché il Concerto per l’Emilia, che era a pagamento visto anche il fine benefico per i terremotati, ci è invece parso molto più interessante e composto di alcuni raduni annuali. Il tutto condito da una forte emozione degli artisti per la propria terra. Poche parole, misurata la conduzione di Fabrizio Frizzi e rapidità dei cambi di palco hanno fatto il resto. Ma vediamo come è andata al Dall’Ara di Bologna.

Come spesso accade in questi casi i pezzi da novanta sono stati calati subito all’inizio, con tutti che hanno mantenuto una giusta discrezione senza protagonismi. Dopo l’apertura affidata a Zucchero (Il suono della domenica e Per colpa di chi?) il testimone è stato passato a Francesco Guccini. Emozionato su Il vecchio e il bambino ha quindi duettato con Caterina Caselli (l’ultima volta su un un palco ce la ricordiamo a Sanremo 1990) su Per fare un uomo. L’ex Casco d’Oro ha poi presentato la bellissima Insieme a te non ci sto più, una di quelle canzoni iper coverizzate e delle quali le nuove generazioni spesso ignorano l’origine credendo siano dei successi attuali. Ovazione scontata per Ligabue che ha riempito il palco con semplicità, senza strafare, alla chitarra: Il giorno di dolore che uno ha e Il meglio deve ancora venire.

A questo punto la nostra beniamina Raffaella Carrà si è scatenata su Rumore, non prima però di fare un appello alle istituzioni piuttosto vibrato ed energico, precedendo i Nomadi nella nuova formazione dopo l’uscita di Danilo Sacco. La voce di Cristiano Turato per le note di Io voglio vivere e la leggendaria Io vagabondo intonata da tutti i 40000 presenti allo stadio. Gli… Stadio di Gaetano Curreri hanno lanciato la ballatona Sorprendimi e la storica Chiedi che erano i Beatles in compagnia di uno sportivissimo Gianni Morandi, permettendosi nel finale un accenno di Hey Jude. L’omaggio a Lucio Dalla su Piazza Grande e a sorpresa, brevemente, C’era un ragazzo che come me…, solo voce, hanno chiuso il loro lungo set.

Con Nek si è quindi tornati al ritmo, per noi il sassolese è sempre una certezza, su brani più recenti come Lascia che io sia e E da qui. Samuele Bersani ha portato invece due suoi grandi classici, Giudizi Universali e Chicco e Spillo, giocando sul sicuro prima che un Paolo Belli da consumato intrattenitore coinvolgesse il pubblico attivamente su giochi di mano (e non da villano). Un giorno migliore e Cantiamo ancora i suoi brani.

Qualche lacrima di nostalgia ce l’ha indotta Luca Carboni mentre intonava Silvia lo sai seguita da Mare mare, prima che Cesare Cremonini – uno dei migliori musicisti della nuova generazione, parola di chi invece non tollerava i Lunapop – non cantasse al piano Mondo e L’anno che verrà (secondo omaggio a Dalla), quest’ultima con l’intervento di Laura Pausini.

Musicalmente poderoso Andrea Mingardi che ha rispolverato brevemente Con un amico vicino (Sanremo 1992, allora con Alessandro Bono) per poi proporre una potente versione di With a little help from my friends e la sua E’ la musica, accompagnato da una ricchissima band. La quiete è tornata con il il flauto del maestro Andrea Greminelli  – ascoltato in religioso silenzio – prima del finale affidato ai Modena City Ramblers insieme a Cisco (Viva la vida e I cento passi) e, infine, ancora i Nomadi con Dio è morto.

Tutto sommato un bel concerto di poco più di tre ore, organizzato bene da Beppe Carletti che ha messo insieme diversi pezzi di storia della musica italiana (emiliana), sposandosi con il messaggio senza invadenze particolari e, per l’occasione, compiendo il vero miracolo di nessuna interruzione pubblicitaria.

Alvaro Delmo, 26 giugno 2012

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