Quando eravamo Giganti

16 Aprile 2012 di Oscar Eleni

Nostalgia per i giornali di basket, il cappello di Petrucci, la stanchezza di Cantù, la suscettibilità senese, il generale di Armani e le fisime di Ivkovic. Voti a Giachetti, Basile, Caja, Travis Diener, Sacripanti, Djordjevic, Belinelli, Bargnani e Sabatini.


Oscar Eleni con le cornamuse in via San Calogero, beato di Albenga, nella Milano che cambia tutto, in peggio, si capisce, perché la vera vita dei Giganti del basket, testata quasi estinta, cominciò in quella strada di porta Genova dove adesso ci attende, non a braccia aperte, l’università della terza età. Una bella libreria, l’ammezzato dove Enrico Crespi, Ghighi Parodi, Gianni Menichelli e il sottoscritto, stuzzicati dal Sigismondi e dai morattiani, decisero che anche il basket doveva avere un giornale di culto, una pubblicazione speciale. Erano quasi cinquant’anni fa. Adesso vai in edicola e non lo trovi, così come Superbasket che fu il braccio amato ed armato di Aldo Giordani inventore del mitico Guerin Basket. Un Giganti che fu il primo impegno importante nell’editoria del Bruno Bogarelli inventore del basket televisivo che vibrava pur senza i mezzi di questi carciofi da serra.
Nostalgia canaglia rivissuta fra Desio e il Forum per capire se ci eravamo davvero perduti tutti dietro a questo basket slabbrato che ha una Lega dove ancora nessuno dice quello che il Baldini romano spara in faccia ai rissosi legaioli del pallone ( “Un organismo che non evita mai di cadere nel ridicolo, dove tutto è bloccato per fronteggiare coloro che privilegiano i loro interessi particolari”), un mondo che ancora litiga su tutto, con arbitri truci che organizzano congiure, con dirigenti che si scannano sulla nuova formula senza aver dato mai un contributo perché è meglio farsi sentire dopo e urlare contro gli errori degli altri. Non riusciamo ancora a valutare questa rivoluzione, l’ultimo gesto d’amore di Meneghin prima di congedarsi da chi lo ha usato per salvare le chiappette flaccide e poi ha cercato la solita daga per mandarlo via a brandelli, ma, in questi casi, o decidi per tutti o ti fermi come negli scavi delle metropolitane in ogni città italiana. I posteri daranno un giudizio. Petrucci magari cambierà, inasprirà, addolcirà. Non sappiamo. Anche perché da come si muovono i triumviri in Lombardia e Lazio, dal Ragnolini al La Guardia, sembra proprio che il presidente del Coni abbia soltanto prenotato il posto alla presidenza mettendo il cappello sul sedile, salvo poi rinunciare se i tanti amici che si è fatto in anni di buon governo al Foro Italico gli offriranno qualcosa di più interessante.
Dicevamo del viaggio fra Desio e Forum di Milano dove abbiamo visto in un minitorneo che ha fatto affogare nell’acido lattico soltanto Cantù, le tre protagoniste per la corsa scudetto, cioè Bennet, Emporio e Montepaschi che dovrebbero avere al tavolo come incognita davvero viariabile più Pesaro che Sassari o Venezia, perché la proiezione ci darebbe oggi questa classifica finale: Siena 46, Cantù e Milano 42, Venezia, Sassari e Pesaro 40, Bologna e Varese 36, Roma 30, Avellino, Montegranaro, Biella e Cremona 26, Treviso 24, Teramo e Caserta 22, Casale 14. Emozione vera e sincera nel disco volante desiano per una partita sofferta, giocata anche bene, vinta in volata da chi aveva di meno. Palazzo pieno, entusiasmo all’antica anche se poi nel dopo sono cominciate scaramucce dirigenziali che ci fanno temere per l’epilogo di un campionato che porterà alle qualificazioni europee con tante lacerazioni e la quasi certezza che le belle gioie della NBA ci faranno marameo. A dire la verità basterebbe che dicesse sì Danilo Gallinari e poi ci si potrebbe arrangiare con quello che ha dato una stagione dove si è vista qualche bella faccia nuova a cominciare da quella sempre imbronciata, da duro che sfida il mondo nel nome di un padre che lo faceva con più naturalezza, del Samba Gentile che aiuta sempre i super giannizzeri dell’Emporio quando li vede tirare calci alla luna. Desio e il mondo nuovo della Bennet legato ai ragazzi d’oro dell’euro Squibb premiati non per sberleffo come pensa anche chi assolve l’ultrà fermato per saccheggio e fa diventare giganti custodi che ritirano accendini e non bottigliette, un cerchio magico che cambia prospettive sugli incassi, sui bilanci, che dovrebbe dare a Cantù la spinta decisiva se non ci fossero tutti questi infortuni a frenare la corsa, a far pentire chi avendo fatto trenta in campagna acquisti si è dimenticato del trentuno per fasi come questa. Certo che ci sono stati ingaggi per sostituire Scekic, per tamponare dove era stata giocata la carta del coraggio, cioè nel centrocampo, ma la realtà è che nel ritmo serrato di un playoff la squadra che sembra avere meno possibilità di recupero fisico e mentale è proprio quella del Trinchieri che si è illuminato d’immenso quando ancora doveva contare tutti i cammelli del serraglio.
Sul Montepaschi avvilito dall’eliminazione europea non diciamo niente perché sappiamo che nella casa nobile del pentascudetto sono tutti molto suscettibili, addirittura intrattabili se parli bene di chi, secondo loro, ha fatto molto meno per questo basket. Aspettiamo la mossa correttiva adesso che si è fermato anche Rakocevic, una carta da giocare sapendo che le due avversarie hanno già mostrato quello che tenevano coperto, anche se Milano tentenna dopo l’incidente di Bremer e non sa davvero se può servire l’elegante Simmons, dando fiducia a chi se la merita come Giachetti, Gentile, oppure cambiare direzione. Siena è pronta a tutto. Ricaricherà le pile anche se resta debole a rimbalzo come ha dimostrato l’eurolega, come ha fatto vedere quiel satanasso di Perkins che, per evitare una lapidazione prevedibile in curva canturina, ha deciso di sparigliare sotto canestro nel finale meravigliao negato dai ciuchi RAI che anche con due canali sportivi dedicati riescono a scontentare mondi diversi.
Nel viaggio verso il Forum avevamo davvero paura di dover dare ragione a chi vede tanta mediocrità sul campo come il Pierluigi Marzorati che ora cavalca nelle praterie della politica sportiva seguendo spesso il governatore Formigoni tifoso Olimpia dai tempi in cui non c’era bisogno di nascondersi perché la squadra della seconda età dell’oro non aveva paura di niente, di nessuno, figurarsi delle spie e dei tifosi beceri. Bella la sfida di Desio, molto più deludente, sul campo, quella del Forum perché succede quasi sempre che partite molto attese, se interpretate da finti leoni, da giocatori non di grande qualità tecnica, finiscano per diventare pesanti per troppi protagonisti. Non è un caso che la Milano stregata del primo quarto, 2 punti in 8’, sia stata riportata alla vita dalla ghigna dei non attesi sul palcoscenico: da quanto tempo Giachetti si sentiva soltanto una statuina sulla panca del Don? Ricordiamo bene i comunicati di vigilia Emporio sulla improbabile utilizzazione di Ale Gentile che poi ha fatto il suo record in maglia Olimpia. I generali bravi sono tanti, quelli fortunati, però, sono da privilegiare diceva Napoleone quando doveva decidere una promozione. La Milano che doveva scuotere l’albero della classifica ha certamente vinto, anche se è difficile capire tanto trionfalismo davanti alla evidente menomazione dei nemici, ma ha buttato via davvero l’occasione per prendersi il secondo posto nella griglia di partenza perché se vai più 20 poco prima che finisca il terzo quarto, se dall’altra parte Leunen non può più appoggiare la caviglia e deve stare seduto, se Basile vede doppio, se Perkins si annoda, se Ma
zzarino rantola, se Marconato non riesce ad arginare il Bouroousis risvegliato che tiene prigioniero il Brunner ngià carico di falli, allora devi affondare il colpo. Questo fanno le grandi squadre con ambizioni serie. Non è accaduto. Una occasione persa e ora vedremo come andrà il finale della corsa, anche se la bella gioventù Olimpia fa sperare. Prima delle pagelle dobbiamo almeno apprezzare il colpo Milano con l’argentino di Temple Juan Manuel Fernandez, preso prima che si chiudessero i cancelli del cielo per i passaportati e gli oriundi, ma adesso scopriremo quanto pesa davvero, politicamente, questa Olimpia sotto il cielo dove i colori dominanti sono diversi.
Prima dei voti un ricordo che può servire come promemoria all’ULEB, agli allenatori parakuski che sbarrano le porte del campo di allenamento perché ci è venuto in mente che a Siena, nella vigilia di gara due con l’Olympiakos, il solito Ivkovic, con il quale avevamo litigato molti anni prima ad un campionato europeo per la stessa cosa, allenamento chiuso anche se l’Italia era già eliminata, ha preteso che anche infermieri e squadra di pronto soccorso, obbligatori per legge, per regolamento di coppa, stazionassero fuori dal palazzo. Perché diciamo questo? Pensando all’ambulanza bloccata di Pescara, a quella tragedia a certe fisime di allenatori anattroccoli che si credono principi.
Voti e vuoti di mente.
10 Al GIACHETTI che pensavamo inadeguato alle aspirazioni della Milano scarioliana, anche se sappiamo bene quanta rabbia tiene dentro questo giocatore che anche a Roma, cambiando pelle sotto Repesa, aveva fatto cose importanti prima di farsi troppo male per poterlo poi responsabilizzare ancora in una grande squadra.
9 A Gianluca BASILE per il giovedì del sogno contro Siena. Per non aver scordato che atmosfere del genere le viveva più con la Fortitudo che con il grande Barcellona. Per non aver fatto una piega antrando al Forum quando nessuno si è indignato perché gli urlavano “uomo di merda”. Ci pensate, eppure questi comandano e insultano, sono sempre gli stessi come dicono dallo Juventus Stadium all’ultima delle arene e il re Giorgio che ringrazia per i cori meritati dovrebbe fare attenzione perché sembra indelicato ringraziare chi ha esposto un lenzuolo d’insulti per chi era stato preso a calci dalla dirigenza e spinto verso altri giardini.
8 Ad Attilio CAJA, ancora una volta, perché quello non è tipo che promette e poi va a pescare o dà la colpa agli altri. Ti chiede di mettere la faccia, lui ce la mette e Cremona è di nuovo salva in carrozza, ma vedrete che lo manderanno a sciare anche questa volta perché chi ha l’artiglio non piace a tutti, soprattutto ai giocatori fannulloni.
7 Al colonnello TRAVIS DIENER che fa volare nel cielo il pallone aerostatico della Sassari inventata da un Meo Sacchetti che sa davvero come sussurrare ai cavalli giocatori, che ha saggezza vissuta sul campo dell’onore e non prosopopea da video e, proprio per questo, viene guardato con sifficienza da colleghi che non riescono neppure a legargli le scarpe.
6 A Pino SACRIPANTI perché uscire dal tunnel, salvarsi con questa Caserta gli ha rubato davvero più dei mesi che furono portati via quando sembrava che non lo volessero neppure per la under 20 portata all’argento. Lui che ai tempi di Cantù pregava perché rifacessero il college del pontificato Allievi.
5 Allo smemorato DJORDJEVIC tornato felicemente al successo perché ogni volta che gioca contro Bologna ci ricorda la sua defenestrazione dalla Fortitudo dando sempre la colpa al Cappellari ultimo arrivato che aveva ricevuto l’ordine da chi pagava e da chi, davanti all’aut aut dell’area tecnica, si ricorda chi era l’allenatore?, fra Sashone e Carlton Myers, aveva l’incarico di costruire la nuova squadra senza il grande serbo.
4 Agli ARBITRI che continuano a decidere troppe partite, che si fanno appena tollerare e quasi mai apprezzare. Prima di decidere la vita degli altri pensino a cosa serve per essere considerati severi ma giusti.
3 A BELINELLI e BARGNANI che fanno buon uso della famosa spada del pivot Damocle per ricordarci che potrebbero non arrivare dopo la stagione NBA vissuta in fondo al barile di una Lega che non avrà né Toronto né New Orleans al grande ballo. Se lo fanno perché chi cura la loro immagine italiana possa stuzzicare gli sponsor, facendoli intervenire, hanno ragione, ma se è una minaccia tecnica, be’, ce ne faremo una ragione.
2 Al SABATINI troppo silenzioso che doveva accorgersi molto prima che questa sua Virtus non poteva essere da corsa dopo altri infortuni, dopo la fatica del recupero nei giorni della santa rivoluzione. Rimediare adesso sembra tardi, ma se lo farà bene, saremo contenti di essere stati smentiti.
1 Ai critici erranti che sparlano dell’ITALIA arrivata quinta al torneo giovanile di Mannheim e poi tacciono sui tesseramenti di chi ci ha eliminato, tipo Germnania: tre americani, un turco, un africano.
0 A LEGA e RAI se non risolveranno subito il problema, se non sistemeranno i segnali e la grafica, se non ci daranno un buon servizio per i play off imminenti come le zanzare di maggio.

Oscar Eleni (16 aprile 2012)

P.S. Per motivi tecnici, legati all’implementazione della nuova versione di Indiscreto, la prossima puntata di ‘Vuoti a perdere’ sarà pubblicata martedì 24 aprile 2012.

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