I limiti dell’ispettore Callaghan

9 Marzo 2012 di Fabrizio Provera

di Fabrizio Provera
Ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti. Una sintesi magistrale del vivere e a anche del morire, specie sotto i colpi della 44 Magnum di Clint Eastwood. E naturalmente, per noi che culliamo l’idea di una pallacanestro nobile e capace di evocare molte cose oltre la tecnica e il gioco, la frase pronunciata nel secondo episodio della saga dell’Ispettore Callaghan (Magnum force è il titolo originale: anno 1973, quello nativo di chi scrive) si attaglia perfettamente anche a Cantucky e alla Bennet di coach Trinchieri. Una frase che ci rammenta il grande Clint Eastwood degli anni Settanta, quello che si avvale di maestri della sceneggiatura come John Milius, dietro al quale ci furono anche capolavori come Apocalypse Now e la regia di Un mercoledì da leoni, film iniziatico e spartiacque esistenziale: o sei oltre la porta che gli dei del surf Matt, Leroy e Jack varcano sul finire della pellicola, oppure ti fermi prima e non cerchi neppure di conoscerlo, il tuo limite.
Era un grande Eastwood, politicamente scorrettissimo, persino un po’ fascistoide, obbediente alle leggi morali e non ai codici. Se nell’epoca del buonismo mediatico ci eravamo illusi che solo lo stoico Chuck Norris parteggiasse apertamente per i Repubblicani degli Stati Uniti, senza ingrossare le fila dello star system Democratico pro Obama, pro diritti civili, pro minoranze ma soprattutto pro portafoglio (il proprio, non quello dei neri o delle minoranze), Clint Eastwood è l’icona limpida e pura di tutti noi scorretti. Sindaco della cittadina californiana di Carmel nel 1986, dove vinse da indipendente, l’attore portato alla fama da Sergio Leone ha molto da spartire con la Bennet post Eurolega. Perché le due vittorie colte in terra campana, nonostante infortuni e acciacchi vari (e pur consapevoli che si è giocato contro due squadre non esattamente di prima fascia), dimostrano quanto fosse calzante l’analisi di coach Trinchieri. La Cantù che ha imparato a soffrire, a vincere in Eurolega contro avversari nettamente più quotati, a perdere senza mai spezzarsi, a sputare fino all’ultima goccia di sangue, sudore e lacrime, comincia a capitalizzare e mettere in cascina gli sforzi immani delle sfide contro i maggiorenti del basket europeo.Due vittorie colte senza che Basile mettesse piede in campo, che dimostrano la fondatezza di quanto ci eravamo permessi di scrivere dopo la prima partita di Doron Perkins contro Avellino in coppa Italia: l’ex play del Maccabi è pezzo pregiato di aristocrazia del cesto, ancora nettamente al di sotto della piena condizione tecnica ed atletica, ma le cifre iscritte a referto (pensiamo agli 11 rimbalzi nella vittoria contro Caserta) dimostrano che non ci siamo sbagliati. Perkins funziona soprattutto quanto funge da elemento complementare al gioco molto poco luccicante e corale sino all’esasperazione di Trinchieri; quando sopperisce ai vuoti offensivi (Shermadini è calato vistosamente in terra campana, dopo molte ottime prestazioni), quando nonostante la scarsa velocità si erge a pedina preziosa in difesa, come dimostrato soprattutto a rimbalzo, e nella costruzione del gioco. Ne possono beneficiare tutti: Manu ‘Mark il poliziotto’ Markoishvili, Vlado Micov, ma aspettiamo soprattutto il rientro di Basile e la piena armonia con Cinciarini.
Conoscere i propri limiti aiuterà la Bennet a raggiungere quella condizione mentale e il rendimento dimostrato quasi sempre in Eurolega, ma molto meno spesso in campionato. Conoscere i propri limiti consentirà di superarli, sublimandoli in prestazioni di squadra il cui valore superi la sommatoria del valore di ogni singolo giocatore. Conoscere i propri limiti sarà essenziale per raggiungere nuovamente il secondo posto in regular-season, come avvenne lo scorso anno, il che vorrebbe dire costringere gli avversari a espugnare l’inespugnabile Pala Gladiatori di Desio, dove (fonte Claudio Limardi) pare si giocheranno i play-off. Conoscere i propri limiti, infine, diventa essenziale per fronteggiare l’arrembaggio di una Olimpia Milano destinata a crescere, di un’Armani che a ben vedere rappresenta una minaccia per tutti. Ma soprattutto, salvo che il Banco Sardegna continui questo impressionante ruolino vincente, per Cantucky e la sua ‘idea diversa del basket’. Dopodiché, ne siamo certi, evocheremo ancora una volta l’Ispettore Callaghan: e allora sarà Cielo di piombo, specie per i malcapitati sfidanti, costretti ad assaggiare la forza aristocratica e villana di Cantù.

Fabrizio B. Provera, 9 marzo 2012

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