Non parliamo di Celentano

15 Febbraio 2012 di Alvaro Delmo

di Alvaro Delmo

Che ormai non interessi poi molto mettere la musica al centro del Festival della Canzone Italiana lo abbiamo capito dall’avvio della 62esima edizione, un lungo monologo di coppia per i comici Luca e Paolo. Intesi, saranno anche spiritosi – perlomeno per gli standard odierni – ed è pur vero che la televisione deve fare i conti con l’audience anche a costo di sconfessare quello che è il ‘vero titolo’ di un programma (Festival della Canzone, appunto). Ma non bisogna esagerare. Tanto che nell’attesa siamo passati su La 7 dove si discuteva del no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020.

Dopo l’arrivo di Gianni Morandi conduttore, c’è stato un inutile balletto a tema spaziale che ha allungato il brodo mentre il pubblico alla fine applaudiva inspiegabilmente in modo euforico. Ora, non abbiamo mai amato particolarmente la platea dell’Ariston di diversi anni fa, spesso assonnata e poco partecipativa salvo quando c’erano alcuni scalmanati a tifare per questo o quel cantante, ma al contempo ci pare esagerato il fiume di applausi e urla proveniente dalla tribuna che oggi ospita i giurati. Evitando accuratamente di parlare del lungo intervento di Adriano Celentano a metà serata (così come delle sue auricolori rosse e dei microfoni fuori uso) e del resto degli intermezzi (compreso Rocco Papaleo) arriviamo finalmente alla musica.
Rispettando l’ordine di uscita sul palco, partiamo con Dolcenera. In questi anni non siamo mai riusciti a inquadrarla, tra cambi di look, esibizioni al pianoforte, e una carriera ancora da decifrare. In generale una canzone senza un salto di qualità decisivo ma comunque da risentire.
Quindi è stato il turno di Samuele Bersani, con un’esibizione un po’ incerta su un testo attuale per una filastrocca che almeno dal vivo è sembrata un po’ sacrificata.
La proposta di Noemi scritta da Fabrizio Moro, è stata vissuta inizialmente con calma per poi salire senza fortunatamente strafare. Fiordaliso e grandi idee come Oramai erano però un’altra cosa.
Meno impeccabile del solito Francesco Renga, che a noi ha trasmesso poco, con una furbata pop accompagnata da molti sorrisi. In passato ha interpretato di meglio.
Tutto il contrario Chiara Civello che pur con alcune imperfezioni ci ha saputo comunque dare emozioni su una composizione assolutamente classica.
Si è quindi cambiato decisamente ritmo con Irene Fornaciari che ha cercato di coinvolgere il pubblico come se si trattasse di un concerto, senza però spingere al massimo la voce. Brano radiofonico.
Dopo l’intermezzo di Celentano, è giunto il momento di Emma Marrone. La ragazza ci è simpatica e ce l’ha messa tutta su un testo dalle tematiche impegnate.
Quindi i Marlene Kuntz che in teoria dovrebbero essere rock e invece hanno presentato un pezzo allineato che sfrutta bene l’appoggio dell’orchestra.
La classe non è acqua, abbiamo invece pensato quando sul palco è salito Eugenio Finardi, voce storica con tanto carisma.
Quindi è finalmente arrivata la coppia che alla vigilia ci aveva incuriosito di più. Loredana Berté e Gigi D’Alessio hanno portato un brano pop ben ritmato e da cantare in coro, oltre le più rosee previsioni.
Nina Zilli si è invece confermata un po’ troppo leziosa, senza decollare.
Pierdavide Carone, supportato da Lucio Dalla alla direzione d’orchestra, ha affrontato il palco con molta semplicità. Niente di straordinario ma tranquillizzante.
Così come Arisa, che ci è piaciuta per l’eleganza con la quale ha interpretato il suo brano, dimostrando di non essere solo la macchietta che qualcuno poteva credere agli esordi.
A chiudere i Matia Bazar, esibizione costruita come di consueto in modo professionale per le corde di una Silvia Mezzanotte tornata nel gruppo con un pizzico di aggressività in più.
Stasera si replica con tutti i 14 in gara, considerato che a causa di problemi tecnici non c’è stata nessuna eliminazione. Il che non è necessarimanete un male.

Alvaro Delmo, 15 febbraio 2012

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