Mangiarsi le mani

24 Febbraio 2012 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il palazzo di Brumatti, la scuola goriziana, i vuoti di Torino, la Grecia demotivata, la svolta di Scariolo, Gentile e Melli da Nazionale, Minucci verso Milano.


 

Oscar Eleni fra i castagni di Gorizia con le mani tutte smangiucchiate e per la rabbia di una eurolega che ci lascia con una sola squadra nella fase del gusto, ci dispiace davvero di non poter portare a Pino Brumatti la notizia che Milano, la sua Milano, sembra uscita dal letargo ingiusto e senta fiorire una nuova primavera. Siamo sull’Isonzo per onorare un grande campione, uno che era il cuore dell’Olimpia negli anni in cui Cesare Rubini e Adolfo Bogoncelli avevano rifondato la meravigliosa creatura dopo le stagioni del vino a delle rose, prima come Borletti e poi come Simmenthal. Saremo in largo Masina dove, come dice il biglietto d’invito, sarà intitolato il palazzetto dello sport al campione di basket Pino “Pinoooo” Brumatti scomparso nella malasanità che devasta questo Paese dal Nord austrungarico al Sud borbonico, che ci ha lasciato quando il suo grande cuore ha detto basta.
Un bel viaggio verso il castello goriziano dove un tempo nascevano grandi campioni, dove il basket ha visto crescere talenti straordinari, una scuola che, purtroppo, la grande crisi ha inaridito, come del resto quella di Trieste. A Gorizia era cresciuto come giocatore anche il Roberto Premier che divenne l’ariete di Peterson nell’età dell’oro dell’Olimpia che ha vinto scudetti, coppe dei campioni, che ha fatto storia. Il paron Zorzi che ha costruito la sua storia di giocatore nella prima Varese campione d’Italia, e quella di allenatore a Venezia, è stato uno dei maestri di questo meraviglioso giardino dove un tempo anche Jim McGregor ha insegnato ai ragazzi di quella scuola che il basket è vita se corri, se difendi, se hai la mente libera.
Tante ore di macchina sentendo la natura risvegliarsi, ma portandosi dietro anche il ricordo della penultima giornata del girone a 16 di Eurolega, quella che ha promosso Siena anche se a Bilbao è stata beffata all’ultimo tiro, anche se in terra basca non poteva certo avere la mente fresca e i muscoli pronti dopo la quattro giorni torinese che è diventata storia per i campioni in carica, per chi ha vinto 4 volte di fila la coppa Italia. Siena, il suo marchio su Torino dove forse non si tornerà più perché ora la RCS cerca piazze dove non è così difficile potare gente al palazzo anche se tutti erano contenti dei 24 milla spettatori delle 4 giornate, 3 mila in meno dell’anno scorso per la verità, ma vedendo le finali spagnole ci è venuto il magone perché a Barcellona era sempre pioeno anche quando non era in campo il Barca e stiamo parlando del palazzo olimpico di San Jordi. Comunque sia di questo ci occuperemo dopo aver ascoltato i soliti profetini di sventura che non vedono potenzialità in un basket che, per noi, resta mondo da vivere nel bene e nel male, sperando sempre che qualcuno abbia l’umiltà di voltarsi indietro e di capire dove sta sbagliando chiudendo la fortezza al libero pensiero, alla fantasia che servirebbe davvero per far muovere tutto.
Torniamo però all’Eurolega che ha congedato una grandissima Cantù, sconfitta in casa dal Barcellona nella volata finale, un’altra volta perché era stato così anche in Catalogna. Record d’incasso, grande entusiasmo, ma una lira in meno di quella che serviva per non perdere questa cappa dorata dove abbiamo ritrovato una grande protagonista. L’Eurolega ha chiuso in faccia la porta anche all’Emporio Armani, ma questa volta non ha potuto mandare la squadra di Scariolo al portone dove nella case di lusso si fanno passare gli ambulanti, i fattorini. Eh no. Milano è fuori, ma intanto è andata a vincere sul campo dei campioni in carica che, al momento, per la verità, sembrano proprio come la Grecia. Sfiniti, demotivati, inciucchiti davanti ad una difesa che li ha smascherati. Obradovic pensava di mangiarsi l’arancia di don Sergio con la stessa facilità della partita di andata a Milano. Per poco non lasciava sul campo il suo orgoglio e la sua idea di superiorità quando si è trovato a meno 15 con 4 minuti da giocare.
L’Olimpia che abbiamo visto rifiorire in parte a Torino, eliminata non senza qualche dubbio in semifinale da Siena, adesso sembra davvero libera di mente, più convinta di se stessa. Certo aver chiuso il rapporto con l’irriconoscibile Nicholas ha cambiato tante cose, fascendo chiarezza sui rapporti interni. Vedere reagire i greci nel loro regno non è stata un sorpresa, ma riscoprire un Cook propositivo ha fatto un gran bene e il taciturno Omar, insieme a Bremer, può far muovere la gru che deve alzare i piani della nuova casa Olimpia. Nuova casa dove ci stanno benissimo Alessandro Gentile e un Nicolò Melli che non ha più timori, si butta nella mischia, come a Kazan, e lascia la sua impronta. Sono due da Nazionale per l’estate e questa è una bella notizia. Se tutto questo verrà confermato nei prossimi quattro mesi allora avremo un campionato con tre squadre che possono battersi perché la superiorità di Siena, confermata a Torino, non è più così certa ora che Cantù avrà la mente libera e Milano non camminerà contro i muri per paura delle ombre che devono accompagnare grandi società, se hanno avuto un grande storia.
Mentre il mondo basket cerca di capire come litigheranno ancora quelli che hanno deciso di riformare tutto, sapendo di non avere la forza per rinnovare nulla se manca la spinta ideale, se le idee non diventano più chiare, nella Milano dei canestri ci sono fermenti che vanno ben oltre il sogno di quei giovani che hanno aperto il loro Rucker Park in via Pirandello per vendere scarpe, maglie, per creare qualcosa. La Milano che veste Armani, che si nutre all’Emporio di re Giorgio, potrebbe davvero essere interessata ad aprire una trattativa con Ferdinando Minucci, il faraone che ha fondato la grande dinastia senese. I tempi per avere il migliore fra i dirgenti sembrano maturi perché quello che sta succedendo al Montepaschi, inteso come Banca, potrebbe convincere l’uomo di Chiusdino a cercare altri territori dove costruire le sue piramidi gestionali. Se la stagione dovesse chiudersi in gloria con una final four europea, un altro scudetto, quello certo sarebbe il momento per dire ai nuovi, a quelli che magari la pensano diversamente dal Mussari che ha sostenuto ogni passo della divina creatura, che se non ci sarà lo stesso impegno per una rifondazione allora sarebbe meglio separarsi. Certo troviamo difficile un matrimonio del genere, soprattutto perché Scariolo potrebbe non essere in sintonia con un Minucci abituato a discutere tutto con il suo allenatore, a scegliere giocatori che vanno bene a tutti e due, ma che non accetterebbe ingerenze sul resto della gestione. Fra gente intelligente tutto si accomoda, ma per adesso sarebbe ingiusto disturbare i manovratori anche perché abbiamo un campionato se Cantù e Milano hanno digerito la pagella piena di note di metà stagione, se hanno superato le giornate torinesi e hanno visto più da vicino il mondo della Mens Sana dove tutti, ma proprio tutti, contano qualcosa, hanno compiti precisi, dove tutti lavorano per arrivare al massimo risultato, avendone la facoltà e la competenza.

Oscar Eleni, 24 febbraio 2012

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