Gli amici di Nino
27 Gennaio 2012
di Fabrizio Provera
di Fabrizio Provera
Un aperitivo con Il Teppista, il libro scritto da Giorgio Specchia che da resoconto di una gioventù spesa intensamente (tra la curva interista e gli stadi italiani) è diventato un autentico caso editoriale, passato di mano in mano. E non solo tra gli accoliti della curva interista, quella dove per molti anni Nino non è stato solamente di casa.
E’ stato un simbolo, icona di un certo modo di intendere la vita e il calcio. Ma forse soprattutto l’amicizia. Delle sue vicende penali, che non a caso lo hanno condotto per 12 anni in carcere, i lettori del libro sanno (quasi) tutto ma il tema della serata è solo il racconto di un ambiente. Discutibile ma di sicuro non ideologizzato: per questo poco amato dai professionisti della nostalgia o da chi desidera strumentalizzare politicamente gli ultras.
Ha una carica incontenibile Nino, che si libera della felpa scura (”ragazzi che caldo..”) e mette in bella (…) mostra i tatuaggi su bracci e avambracci. Tutt’attorno una ricca bibliografia di libri dedicati agli ultras, italiani e inglesi. C’è persino un libro rarissimo, e pare di culto, dedicato alla curva dell’Akragas… Ma quelli più in sintonia con Nino e la sua variopinta comitiva di amici veri, quelli di una vita, a parere di chi scrive sono quelli dedicati alla storia militare, che alla Ritter abbondano. Storie di ragazzi che hanno affrontato la vita di petto, che hanno scelto esistenze al limite della sopravvivenza, senza mai calcolare il rischio.
La vita di Nino, e dei suoi amici, come quella dei soldati di Lucera cantati negli Anni Settanta dalla discografia politicamente scorretta. Di me la gente dice ch’ero nei mercenari /soltanto per bottino/ soltanto per denar. Invano cercherete soldi nel tascapane/ li ho spesi proprio tutti insieme alle puttane. Amavo una ragazza di razza congolese/ma l’ho giocata ai dadi con Jimmy l’irlandese/ Se fossi rimasto là nella mia Lucera/ avrei la moglie grassa i figli e la panciera/ Avrei la moglie grassa le rate/ la seicento/ mutua, televisione, salotto e doppio mento/ I fuochi sono spenti ormai scende la notte/ addio verdi colline addio dolci mignotte/ Del nostro basco rosso ne ho fatto una bandiera/ portatela agli amici che invecchiano a Lucera.
Nino non si sottrae. Scatta foto, stringe mani. Sorride a tutti. C’è anche spazio per qualche domanda. Rifaresti quello che hai fatto, Nino? “Certo”. Gli amici che hai portato questa sera sono quelli di tanti anni fa? “Sì, sempre gli stessi, sempre loro. Per noi è come se non fosse cambiato niente”. E ai ventenni di oggi, cosa ti senti di dire? “Sono troppo diversi. Il mondo è cambiato, loro stessi sono totalmente differenti rispetto a noi. Il nostro non è un esempio, piuttosto un’esperienza. O una storia”. La storia di Nino e dei suoi amici. Ancora insieme, nonostante tutto e nonostante tutti. L’incontro con Nino Ciccarelli, il Teppista, volge al termine. Lasciamo lo Spazio Ritter quando il freddo si fa pungente. Attorno al bar Basso ci sono i fantasmi dei ‘bravi ragazzi’ degli anni Settanta. Ma il tempo ha sepolto anche loro. Restano i ricordi.
Fabrizio B. Provera, 27 gennaio 2012
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